Nelle cittá colpisce, infatti, una certa sensazione di sicurezza: non so se sia la rigidita' della legge (pena di morte per spaccio, furto, divieto assoluto di mendicazione...) o un effettivo relativo benessere (ci dicono che qui non sanno che cos'e' la disoccupazione, anzi: avrebbero bisogno di piu' mano d'opera), ma apparentemente non sembra esserci delinquenza. In tutto il viaggio, non abbiamo visto nemmeno un senzatetto, anche se sicuramente una buona fetta della popolazione vive con standard veramente bassi.
Malacca (da Melaka, un albero della zona che fa frutti rotondi) e' una graziosa cittadina storica, dove si riconoscono ampiamente i passaggi e le dominazioni straniere nell'arco dei secoli. Primi i portoghesi, poi gli arabi con il commercio, quindi gli olandesi di cui si vedono ancora i quartieri rossi. Gli inglesi hanno soppiantato gli olandesi (su richiesta di questi, erano troppo impegnati in europa...) e vi sono rimasti per secoli, fino a dopo la seconda guerra mondiale, salvo una breve pausa giapponese. Visitiamo il museo della storia recente (anche perche' di passata non ce n'e' tanta...), dove ci raccontano con fierezza che loro non hanno dovuto combattere per l'indipendenza dall'Inghilterra, l'hanno ottenuta con un trattato che in sostanza dice "se riuscite ad andare daccordo e a non fare guerre interne potete essere indipendenti, se qualcosa non funziona tornate sotto la nostra protezione". Mentre nella mia testa risuona la parola Commonwealth, mi raccontano di quanto sono stati importanti gli inglesi, che hanno portato le scuole, gli ospedali, l'industria e soprattutto li hanno liberati prima dalla dominazione giapponese della seconda guerra mondiale e poi dalle sanguinose lotte interne sull'onda della rivoluzione rossa (per la cronaca, "indipendenza" in malese si scrive e si dice "Merdaka", nome ricorrente di diverse vie, piazze e monumenti).
L'occupazione giapponese merita una parentesi, perche' le loro vicende non sono cosi' note da noi. Ci raccontano che i giapponesi hanno invaso la Malesia in bicicletta, il che di suo ha gia' dell'incredibile, e l'hanno quindi usata come stazione per costruire i loro carrarmati. Molte citta' sono state rase al suolo, soprattutto nel Borneo, durante la loro ritirata: gli davano fuoco per non lasciarle ai "nemici" (che di loro le avevano giá bombardate). Il risultato si vede chiaramente dalle foto: in molte citta' in malesia, tutto quello che si vede e' stato costruito dopo la seconda guerra mondiale.
La giornata passa piuttosto in fretta, anche qui tra diversi templi e scorci marini.
Al rientro a Kuala Lampur decidiamo di visitare il centro commerciale dedicato all'elettronica: alcuni piani di un grande edificio pieno zeppo di negozietti che vendono computer, periferiche, gadget, cavi, molti rivenditori ufficiali di grandi marche ma anche molte piccole botteghe con i commessi all'interno che smontano e rimontano computer.

Ecco, si potrebbe dire che non era un posto da geek, ma da nerd. Con questo penso di aver detto tutto.
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