giovedì 20 dicembre 2007

Spazio libri: Hey nostradamus

Hey, Nostradamus! - Douglas Coupland, consigliato. La storia gira intorno ad una strage in una scuola, un pretesto per esplorare a tutto tondo i diversi personaggi le cui vite saranno segnate, per un motivo e per l'altro da questo terribile evento. Il lettore è trasportato con un'interessante progressione attraverso quindici anni, dove voci diverse in tempi diversi rendono pagina dopo pagina sempre più corposo lo scenario, che a primo avviso sembra quasi banale, per quanto schoccante, lentamente diventa sempre più complesso, e i personaggi inizialmente idealizzati diventano sempre più articolato. Il romanzo è indubbiamente dark, ma soprattutto un pretesto per esplorare l'uomo contemporaneo. Si legge d'un fiato, per un momento di piacevole riflessione, sempre con quell'ironia tipica di Douglas, piacevolmente amara.
Così come in jPod, dove, a parte il finale che in effetti è eternamente lungo, anche se ha il suo perché e le note autobiografiche che sono "troppo", l'ironia pungente e l'originalità, con tutti i colpi di scena di sicuro non annoia, anzi (a dirla tutta mi è piaciuto molto). Si tratta però di un romanzo molto diverso, anche se il tema è sempre l'uomo nel mondo contemporaneo. Da visitare anche il sito di jpod, che rispecchia perfettamente il romanzo. Da leggere assolutamente in inglese.
In generale, pensandoci bene, un minigiro sul sito di Douglas Coupland vale la pena di farlo.

venerdì 14 dicembre 2007

slang della risata su web

Tom's hardware stamattina riporta che il presidente della Merrian Webster (dizionari americani&c.) ha eletto w00t come parola dell'anno. w00t si usa nella rete per esprimere gioia e sorpresa, nasce da uno dei giochi di ruolo più "antichi" e, tra i tanti neologismi che dalla rete è passata al web, ha una lunga storia (relativa, ovviamente).
Cercando nella rete si trovano in realtà tante diverse spiegazioni, usato in Dungeons&Dragons come contrazione di "wow, lot!" (quando si trova un tesoro), parallelamente è coniato anche nel mondo degli hacker per indicare l'accesso come amministratore ad un computer. Almeno, questo è quello che si legge nell'Urban Dictionary a detta della sua community. Attenzione, che esistono due versioni: con le "o" e con gli zeri - quello "eletto" è con gli zeri, perché oltre ad essere il simbolo del travaso linguistico - o invasione - dal web, è anche emblematico per l'uso dei numeri al posto dei caratteri. Non che ci sia poi così tanto di nuovo, per esempio, ho ascoltato per anni la musica degli U2 (you too?), se non fosse che ora trovare dei numeri che sostituiscono gruppi di lettere non è più la novità ma la prassi.

A questo punto, il prossimo passo che mi aspetto è che nei dizionari compaiano i numeri come sezione oltre alle consonanti e vocali e, in seguito, tra il lessico dell'anno, compaia un'emoticons. Sono curiosa però di capire quale criterio si potrà usare per catalogarle, senza ridursi ad una sterile tabella in ordine sparso. Chissà, dopo i numeri la punteggiatura... O forse, l'unica soluzione saranno i tag. O, forse, niente di tutto ciò, perché sarà così mutevole e selezionato l'uso che non ci sarà bisogno di codificarlo.

Tornando a w00t, su wikipedia altre interessanti spiegazioni dell'origine.

Comunque, è interessante notare come lo slang della rete abbia prodotto un discreto numero di nuove parole per indicare felicità, allegria, sorpresa piacevole (ehm, non tutti esattamente da "signorine": lol, rofl, lawl, heh, haha, lolol, 120, lmao, lmfao,.

lunedì 10 dicembre 2007

google vs yahooo

Trovo la storia delle homepage sempre molto affascinante e significativa. A questo link, le homepage di Yahoo e di Google dal 1996 al 2005 (dal 1998 per google, ovviamente).
L'immagine parla da sè, yahooo ha progressivamente aumentato il numero di parole e oggetti nella sua homepage, google invece ha una homepage sempre più snella da cui si accede ai servizi. Google è IL motore di ricerca con annessi siti di servizi, che girano comunque intorno al motore di ricerca, yahoo è un aggregato di informazioni e servizi di community.
entrambi hanno fatto fortuna.

domenica 9 dicembre 2007

Le prodezze di Jonathan Livingston


Gabbiano newyorkese, foto ripescata da quelle fatte a NewYork recentemente, nell'atto che ben esplica, a mio avviso, il senso di accompagnare i turisti su e giù con il traghetto, tra Manatthan e la Statua della Libertà. Diciamo, pensieri spontanei, come si dice, "di stomaco"...
Avrà più mira il turista o più prodezza il gabbiano?

Altro che romantico tramonto con i gabbiani all'orizzonte, stagliati contro il sole che si scioglie nel mare.

Di sicuro, non si può dire che il gabbiano non apprezzi il turismo... E così, anche i gabbiani, a New York investono energia e tempo nel turismo. Evidentemente rende.

venerdì 7 dicembre 2007

Il web 2.0 è sempre più utile...

Per i momenti di sconforto.

Il web2.0 è utile.

ho trovato questo simpatico sito per fare flashcards (uno tra i circa 150 che ho visto finora), ma questo è particolarmente carino:
Guarda cosa permette di fare...


Ma ce ne sono altri, tipo come i simpatici siti con i videotutorial che ora stanno impazzando, da come si ripara una gomma, a come si usa il computer a... come si ricarica l'ipod con una cipolla e una bibita...
Alcuni link interessanti:
TrickLife, Expert Village, Instructables, Videojug, Sclipo, Squidoo, householdhacker, 5min, SuTree

lunedì 3 dicembre 2007

dal grande al piccolo


Il rientro in Italia non è stato poi così male, con il panorama delle colline appena fuori Forlì, al risveglio. Nel loro piccolo, non scherzano.

In realtà non ero lì per le colline, ma per sentire e rivedere finalmente alcuni amici, grazie al convegno di comunicazione nella scienza organizzato come ogni anno dalla SISSA di Trieste. Sul convegno non posso dire granché, perché sono arrivata troppo tardi, visto che ero impegnata a guardare l'Asia dall'Europa, anche se il programma lascia ben sperare di aver perso cose interessanti.
Indubbiamente ho rivisto molte persone, il che di suo, è sempre la cosa migliore in ogni convegno degno di questo nome.

i colori di Istanbul


Quest'estate ho letto "Il mio nome è Rosso", di Palanuk, un romanzo squisito per le sue atmosfere, il suo ritmo, la malinconia e il profondo significato dietro ogni gesto, dietro ogni parola.
Avevo visto anche qualche film turco, di registi locali, ma non ero mica pronta a respirare tutti i colori di Istanbul, che sono come nel libro, il rosso, il dorato, il nero, ma poi ci sono il blu (tanto blu, il blu delle mattonelle del palazzo del Sultano, della Moschea, del cielo, del Bosforo, del Corno D'oro e dei riflessi nelle pozzanghere dopo la pioggia), il giallo (anche quello dei taxi, anzi "tacsi") e le luci di notte, soprattutto quelle dei ponti. I colori e gli odori delle spezie, il tutto in una simulazione incredibile di calma apparente, che nessuna città di mare che ho visto prima potrebbe vantare. Il mare è lì, dentro la città, eppure lo si attraversa in barca, in volo, a piedi, senza troppa cura. La città sembra ancora più grande e imponente nel mare, con la sua tranquillità e la sua immensa estensione che dal finestrino dell'aereo per quanto ci abbia provato, non sono riuscita a cogliere tutta intera con un solo sguardo.