giovedì 5 giugno 2008

Blognotes di viaggio - prima parte

Il temporale nella Monument Valley, in Arizona, non poteva che essere monumentale: non sai se è peggio quello che viene dal cielo, scrosci d'acqua violenti, lampi che illuminano rossi orizzonti senza fine, o quello che si alza dal basso, una sabbia rossa sollevata dal forte vento, che si inzuppa per aria e ti si attacca addosso, mentre cespugli rotolano per disseminare i loro semi. Non è piacevole, ma è un gran bello spettacolo, davvero maestoso. Ed è anche, forse, il prezzo da pagare per aver preso finora quattro giorni di tempo meraviglioso, o forse, per aver finalmente recuperato i bagagli che la compagnia aerea aveva spedito altrove (ma non mi meraviglio, sabato 31 mattino a malpensa ho visto cose che voi umani... Vabbé, diciamo che ringrazio di aver ottenuto i bagagli seppur in ritardo, le premesse erano davvero pessime).
Ma partiamo con ordine, visto che la pioggia mi concede un pò di tempo per raccontare. Arrivati sabato pomeriggio a Los Angeles, noleggiamo un'auto e fuggiamo rapidamente da questa città così caotica. Viva i navigatori satellitari.
La prima notte la passiamo a Palm Springs, località molto turistica, una specie di oasi nel deserto. Prima di arrivare alcuni scorci molto belli, i primi avvisi del deserto, e una distesa infinita di generatori eolici: credo di non averne mai visti tanti insieme, ho provato a contarli e posso dire che sono più di duecento. Lo spettacolo è veramente affascinante. Mentre ho trovato un pò più inquietanti i campi da golf in pieno deserto... Più che una bonifica sembra un miracolo, le cui origini preferisco non approfondire. Diciamo che, se non altro, danno di che da vivere ai locali: è chiaro che qui l'industria principale è il turismo. Domenica mattina ci svegliamo all'alba: la prima vera tappa ci aspetta e si tratta del Joshua Tree National Park, a cavallo di due dei deserti della california. Non ci vuole molto per capire il perché del nome: le piante di yucca, soprattutto quelle "joshua"(si proprio quelle dell'album omonimo degli U2), imperano ovunque, almeno nella prima parte del parco verso Palm Springs. Quello che sorprende e che si può cogliere quai immediatamente facendo uno qualsiasi dei percorsi a piedi è l'incredibile varietà di esseri viventi, soprattutto di piante. E siamo stati anche molto fortunati: erano quasi tutte in fiore, yucca, piante grasse ed erbe varie. L'altra cosa che colpisce sono le formazioni rocciose, bellissime e molto variabili: alcune sono composte da assembramenti di massi, che sembrano far parte di una frana, peccato che dietro manca il monte... Sembrano comparire dal nulla in mezzo al terreno. Altre sono levigatissime e monolitiche, con gli aspetti più vari. Nell'utilissimo giornale del parco (fatto veramente molto bene), si spiega l'origine, per lo più magmatica di queste rocce, le quali, ovviamente, non sono cadute dall'alto come apparirebbe, ma sono emerse dal terreno in seguito all'erosione del vento e dell'acqua che ha portato via il terreno morbido lasciando solo le dure formazioni magmatiche. Tra gli avvistamenti animali una buffa quaglia con un ciuffetto in testa e innumerevoli tipi diversi di lucertole. Al prossimo post con altri dettagli...