sabato 18 luglio 2009

Blognotes di viaggio: primo giugno, Kuala Lampur


Arrivati all'aeroporto di Kuala Lampur capiamo immediatamente due cose: la vegetazione e' abbondante (riempie per intero la vista attraverso le alte pareti di vetro dell'aeroporto) e il clima non e' il pezzo forte della Malesia. Uscendo ci troviamo direttamente dentro quello che definirei un blocco di aria "solida": per riuscire a muoverti hai l'impressione di dover spostare l'acqua aeriforme che ti circonda. Guardiamo in lontananza e anche la vista conferma la sensazione del corpo: oltre una certa distanza si vede proprio poco, daltronde si guarda attraverso un immenso muro d'acqua sospesa in aria...
Mi viene in mente che quando si parla di tutta l'acqua sul pianeta si citano sempre laghi, fiumi e mari: anche i blocchi di aria con umidita' al 90% meriterebbero una citazione...

Ci aspettano un paio di giorni di citta' prima di avventurarci nelle foreste, facciamo pace a denti stretti con il clima fuori e dentro gli edifici (l'aria condizionata evoca ovunque il circolo polare artico) e ci guardiamo intorno per assaporare l'esotico che ci circonda.

Superato il primo impatto, dopo una settantina di km arriviamo a Kuala Lampur: le strade sono ampie, ben tenute, scorrevoli. La citta'e' prettamente verticale, con grattacieli smaglianti e improvvisi, tra piccole casette e larghi spiazzi. Tra i palazzi, ogni tanto, si vede spuntare una specie di metropolitana sospesa. Ordine e pulizia si alternano ai numerosi cantieri: una citta' che sembra aver fretta di futuro.

Ci avviamo per un giro in citta', in alto il cielo minaccia pioggia e, infatti, nel pomeriggio piove, con questo termine assume un significato particolare, da "tropici". Diciamo che da noi lo chiameremmo diluvio, ma qui e' un po' di pioggia...i locali non si scomodano nemmeno a tirar fuori ombrelli o impermeabili (peraltro inutili...).

Il nostro primo obiettivo e' la torre delle telecomunicazioni per guardare la citta' dall'alto (per la cronaca: sulle Petronas Tower si puo' salire gratuitamente ma i biglietti sono ad esaurimento e distribuiti solo la mattina dalle otto, mentre la torre delle telecomunicazioni e' sempre aperta fino a tarda serata, non e' gratuita ma si arriva piu' in alto).

Per arrivare alla torre dal centro, il cosidetto triangolo d'oro (dove si trovano non momunenti o luoghi di culto, ma grandi centri commerciali), abbiamo preso la divertentissima monorotaia, un robetto a forma di uovo allungato che in pochi minuti percorre a mezz'aria buona parte della citta' (che, comunque, di suo, non e' enorme, si puo' girare tranquillamente a piedi). L'impresa vera e' stato capire come arrivare alla fermata: dopo un po' di richieste abbiamo scoperto che la cosa piu' pratica era entrare dentro un centro commerciale, salire al primo piano, entrare in un negozio di abbigliamento, attraversarlo per trovare l'uscita che porta direttamente sulla monorotaia (l'alternativa, ma l'abbiamo scoperta dopo, era attraversare la strada e prendere le scale, ma nessuno ci ha indicato questa come via possibile...solo piu' avanti scopriremo che tra i parametri considerati per le indicazioni stradali c'e' anche la % di tempo che dovresti passare senza aria condizionata).

Scesi dalla monorotaia, un piccolo pezzo a piedi lungo un passaggio coperto porta all'inizio della passeggiata per arrivare alla torre, passando dal suo bel parco. Manco a dirlo, la passeggiata inizia dietro un bar, quindi per prenderla bisogna uscire dalla stradina, attraversare la tettoia del bar e andare dietro di esso. Immancabile l'offerta di massaggi lungo il passaggio, ma sempre con molta cortesia e sensa insistenza.

Lungo il parco alcuni suggerimenti e attrezzi per ginnastica all'area aperta: tra me e me penso "esiste davvero qualcuno che con questo caldo e con questa umidita' riesce a fare qualcosa di piu' che passeggiare?". Arrivati sotto la torre il mio sguardo cade sulle pubblicita' sui muri, tra cui quella del mais: non avevo mai visto farlo, ma qui pare essere piuttosto comune l'acquisto di chicchi di mais bolliti dentro bicchieroni di carta da passeggio.

Prendiamo il biglietto e ci avviamo verso l'ingresso della torre. Con molto orgoglio ci parlano del loro ascensore che in soli 15 secondi ci porta alla piattaforma di osservazione (in effetti, niente da dire: veloce e' veloce...). Recuperato lo stomaco, una volta arrivati in alto la vista e' molto interessante: si riconoscono i mille volti della citta', fatta da numerosi alberghi per convention, grandi centri commerciali, verde che cerca di spuntare da ogni angolo, un'ampia China town, le moschee, i templi buddisti e tao, il tutto in un'area non tanto grande, attraversata da qualche rigolo d'acqua (un tempo era una zona di palude, da cui il nome) e, ovviamente, un cappello di nuvole e foschia.

Sotto la torre un piccolo mercato della frutta: ci lasciamo tentare da una noce di cocco, il negoziante con una specie di sciabola ce la apre e ce la porge con una cannuccia, il tutto per soli 3 riggit (un euro equivale a circa 5 riggit). Di fianco c'e' un piccolo zoo. Il biglietto era compreso in quello della torre cosi' decidiamo di visitarlo: tra rane, serpenti, ragni, lucertole e insetti vari e' sicuramente la gioia di ogni bambino che adora l'orrido.

Nel pomeriggio facciamo un giro della citta': niente di speciale, qualche palazzo, alcuni luoghi di culto e poco altro. Non piu' di un paio d'ore. Molto piu' interessante la sera, quando entriamo in uno dei centri commerciali, decisamente ignari di quello che contenevano: un panorama immenso, reiterante, infinito di negozi e gente. Si capisce che ora come ora e' questa la vera anima della citta', che la sera si ritrova qui per passeggiare e per mangiare al food court. In quello in cui siamo stati, in particolare, il piano dedicato al cibo era immenso, tra ristoranti e takeaway ne ho contati oltre sessanta (suddivisi tra le varie cucine etniche della zona: malese, filippino, cinese, giapponese, koreano...).
Gli acquisti in generali non sono particolarmente vantaggiosi, ma il cibo e' decisamente economico: due wok con riso, verdure/uova/pesce e due bicchieroni di te' per meno di cinque euro.

L'esperimento della serata e' stato provare una gelateria giapponese, dove mi hanno servito su una zuppa di fagioli rossi molto dolci quattro palle di gelato, quattro palle bianche gommose e alcuni quadratini di gelatina trasparente e pressocche' insipida di cui tutti vanno molto orgogliosi (i quadratini di gelatina ci sono stati riproposti varie volte lungo il viaggio).

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