domenica 19 luglio 2009

Blognotes di viaggio: la scimmia e la noce di cocco

In questo buffo video una scimmia, allo zoo di Singapore, si cimenta con l'apertura di una noce di cocco. Con questa nota divertente si chiude la serie di post dedicati al viaggio in Malesia e Singapore.

Blognotes di viaggio: il tapiro allo zoo di Singapore

Novita' assoluta per me, il tapiro dello zoo di Singapore adora stare immerso in acqua, grazie ad un complesso sistema per trattenere il respiro mentre e' immerso.

Blognotes di viaggio: i gibboni allo zoo di Singapore

Per questo filmato e' indispensabile accendere le casse...

Blognotes di viaggio: le tigri allo zoo di Singapore

Nel filmato, pochi ma intensi secondi di affetto tra i due micioni tigrati dello zoo di Singapore.

Blognotes di viaggio: 12-15 giugno, Singapore

Singapore e' l'ideale per autoprovocarsi uno shock culturale dopo una decina di giorni passati in mezzo alle foreste e alla natura. Si inizia gia' in aeroporto, enorme, ipercommerciale, dove persino ai biglietti viene associata una lotteria: neanche nel Nevada oserebbero tanto...
Anche qui dobbiamo passare la trafila per l'influenza H1N1 (scopriamo, tra le altre cose, che l'Italia e' considerata paese a rischio).

Arrivati in citta', l'impatto e' notevole: grattacieli, palazzi moderni, edifici coloniali, molto verde e, soprattutto, ordine e pulizia. Molta pulizia: quasi un'ossessione, come si capisce dalle centinaia di pubblicitá che raccomandano l'igiene delle mani. Sono ovunque, sotto forma di cartelloni pubblicita'-progresso in metropolitana, di istruzioni per lavarsi le mani nei bagni, come sfondo a poster che pubblicizzano ogni sorta di prodotto tascabile per l'igiene.

Ad ogni modo, a Singapore non ci si annoia, ehm... soprattutto se si capita in giorni di saldi e in contemporanea alla fiera dell'elettronica...

Tra i must-see, sicuramente la zona del porto, di sera, con i suoi localini e birrifici, e un giro lungo Orchard Road, tra i centri commerciali, da vedere anche solo per le strutture, la Singapore Flyer (la ruota panoramica), il quartiere cinese. In tre giorni si riesce a vedere molto, noi ci abbiamo fatto stare tutti i quartieri etnici, Orchard Road, il porto tutte le sere, Singapore Flyers, tre musei, lo zoo e la fiera dell'elettronica. E' sicuramente una buona idea munirsi di abbonamento turistico ai mezzi di trasporto, perche' la citta' e' tutt'altro che piccola.

Per quanto riguarda i centri commerciali, siamo finiti ad un certo punto in uno dove si disputava una finale di una qualche gara di videogames.
La cosa interessante era che oltre alle solite postazioni per giocatori, c'era anche un palco con un maxischermo su cui passavano le immagini del videogioco in corso. Un cronista con il microfono raccontava istante per istante, alla gente seduta in platea di fronte, come si svolgeva la gara, con un discreto pathos nella voce: insomma, un po' come ad una partita di calcio... Usciamo da questo centro ed entriamo in un altro, dove invece c'era una specie di mostra sulla Barbie, con tanto di Fiat Cinquecento personalizzata.

L'esperienza piu' interessante resta la fiera dell'elettronica, dove su tre piani di un centro convegni, dentro un centro commerciale, si sono accalcati per tre giorni migliaia di persone. Daltronde, come poteva essere la fiera dell'elettronica in un paese di quasi 5 milioni di tecnomaniaci?

Confesso che sono stata messa a dura prova: la calca, le migliaia di cose da vedere, i battitori d'asta (si', c'erano pure questi), i passaggi angusti tra gli stand, dove convivevano tutte le grandi marche e piccoli rivenditori di cloni cinesi...

Dal punto di vista tecnologico, a parte qualche anteprima, si trova quel che ormai arriva anche in Italia. Anche sui prezzi non c'e' molta differenza nei negozi (ma alla fiera si', per via delle offerte speciali). Non e' decisamente piu' come una volta: internet ha cambiato molto...
La gente spuntava ovunque con scatolini, scatoloni e scatolette, talvolta coraggiosamente in fila per qualche decina di metri per guadagnare un'offerta: e' qualcosa che rende l'idea solo se la vedi dal vivo.
Attenzione: la distribuzione dei convenuti era piuttosto equa tra uomini e donne, che forse, tra tutto cio' che ho visto e' in assoluto la cosa piu' insolita (mai stati ad una fiera dell'elettronica in Italia, per es. Forli'? se si', quante ragazze avete visto? ne avete viste? Ecco, appunto...)

Anche lo zoo vale il giro, perche' si possono osservare molti animali in ambienti naturali ricostituiti (con spazi non cosi' ampi come descrivono ma comunque non ci sono praticamente gabbie, se non in rari casi particolari, per es. i serpenti).

I pezzi forte sono la tigre del Bengala (due bei esemplari bianchi), l'ippopotamo pigmeo, le scimmie (ce n'e' per tutti i gusti), il varano di Komodo. Ovviamente non mancano i grandi felini ed erbivori, ma quelli si vedono un po' ovunque. Ci sono persino due orsi polari, che hanno a loro disposizione delle grotte con condizionatore (non deve essere vita facile con quel caldo per un orso polare...).

Lasciamo Singapore e la Malesia per un lungo volo per l'Italia, dove subiremo un ulteriore shock culturale non appena arrivati a Fiumicino in aeroporto. Dalla precisione singaporiana all'arrabattamento italiano, dove a parte lo spirito d'iniziativa individuale, su cui si basa tutto, abbiamo visto solo gran confusione. Come funzioni nonostante cio', e' un mistero.

Blognotes di viaggio: piccoli squaletti a riva, Lankayan

Un grosso branco di pesciolini si affastella sulle onde che si infrangono a riva, sopra di loro gli uccelli che pescano e dietro di loro piccoli squaletti in agguato. Si possono osservare al largo degli squaletti lunghi anche 80 cm - 1 metro, ma non e' infrequente vedere a ridosso della riva squaletti come questi, di appena una trentina di centimetri. Molto famelici comunque.

Blognotes di viaggio: il rilascio delle tartarughine a Lankayan

Ecco qui tre tartarughine che partono dalla spiaggia di Lankayan per affrontare la loro prima avventura in mare (sperando che non si concluda a pochi metri dalla riva nello stomaco di uno squalo...).


Blognotes di viaggio: 8 - 12 giugno, Lankayan

L'otto mattina partiamo per Lankayan, un'isola a 70km dalla costa di Sandakan, nel mar di Sulu. Il posto e' davvero incantevole, per quanto veramente minuscolo (per fare il giro dell'isola, con molta calma, ci abbiamo messo venti minuti) ed estremamente tranquillo (a parte i bungalow, il centro immersioni, un piccolo centro ricerche e il self service per mangiare non c'e' assolutamente nulla - per fortuna, nemmeno animazione...).

Ideale per lo snorkelling e le immersioni, ha una barriera corallina davvero molto bella. Oltre ai soliti piccoli pesciolini, abbiamo nuotato insieme a barracuda, razze, piccoli squaletti e altri pesci dai nomi meno altisonanti ma ugualmente affascinanti, come i pesci pappagallo. Purtroppo ci sono anche delle piccole meduse (ci hanno detto che si chiamano Jelly Box) che ogni tanto provocano dei pizzicori mentre si nuota, ma nulla di importante, sopportabili e spariscono in pochi minuti.

Il posto migliore per lo snorkelling intorno all'isola e' di fianco al molo, oppure con una cifra modica ci si puo' far portare in barca piu' al largo (ne vale la pena).

Siccome l'isola non e' molto lontana dal parco marino delle tartarughe, non e' insolito incontrare questi animali. Purtroppo non abbamo avuto questa fortuna ma durante la nostra permanenza sono state liberate numerose tartarughine appena nate dai ricercatori che vivono sull'isola.

Nel seguente video come appare Lankayan arrivando dal mare:

Blognotes di viaggio: 7 giugno, fiume Kinabatangan e Sandakan

Molto prima dell'alba partiamo per un'escursione sul fiume per osservare gli uccelli. Anche questa volta non restiamo delusi: a parte gli ormai "soliti" aironi e buceri, abbiamo la fortuna di vedere tre acquile di mare e diverse acquile pescatrici.
Una delle cose piu' insolite di queste escursioni sono le indicazioni "stradali" sul fiume, veri e propri cartelli con segnalate le direzioni.

Dopo l'escursione, una breve colazione e poi partenza verso Sandakan: citta' su cui c'e' poco da dire, qualche monumento da vedere, un centro inesistente, fatto solo di piccoli negozietti ad uso dei locali (cosa che di suo puo' essere interessante, se non fosse che e' domenica e sono tutti chiusi...), un ipermercato che sembra un enorme bazar su quattro piani e un lungo mare con un paio di locali in costruzione che sembra dire "vorrei ma non posso".

Se Kota Kinabalu e' una citta' in via di sviluppo, Sandakan e' sul bivio tra parto anch'io o declino del tutto. Insomma, se non fosse che dobbiamo per forza fare tappa a Sandakan per prendere il traghetto per il giorno dopo, non ci saremmo di sicuro fermati qui...

Blognotes di viaggio: 6 giugno, elefanti pigmei sul fiume Kinabatangan

Ecco i simpatici elefanti pigmei del Borneo che avanzano verso di noi tra la vegetazione...

Blognotes di viaggio: 6 giugno, scimmia nasica sul fiume Kinabatangan

Blognotes di viaggio: 6 giugno, Sukau e fiume Kinabatangan

Prendiamo l'aereo da Kota Kinabalu e voliamo verso Sandakan. Il volo e' breve ma molto bello perche' si passa molto vicino al monte Kinabalu e si possono vedere dall'alto la distesa di foreste e le numerose isole con le centinaia di case di pescatori.

Il viaggio prevede a questo punto una visita a Sukau, un centro di riabilitazione per oranghi, le grotte di Gomantong, dove vive un'enorme popolazione di rondini e, infine, il fiume Kinabatangan, lungo le cui sponde dormiremo.

Il centro di Sukau e' molto interessante, raccolgono gli oranghi feriti o rimasti orfani, li allevano e quando sono in grado di essere autosufficienti li incoraggiano a lasciare il centro (per es. alimentandoli sempre con lo stesso cibo, mentre in natura, da soli, possono procacciarne di migliori).

La maggior parte degli animali si allontana nella foresta senza problemi, ma alcuni restano stanziali anche a distanza di anni. Carattere. Nel centro si occupano anche di altri animali della zona e ci sono molti ricercatori locali ed inglesi.
Anche questa volta siamo molto fortunati perche' facendo un sentiero ad un certo punto abbiamo visto una giovane femmina che placidamente dondolava sulle nostre teste.

Partiamo quindi per Sukau. Impossibile non capire quando si e' nei pressi della grotta delle rondini, l'odore del guano e' cosi' forte che lo si sente nel naso anche dopo molto tempo che si e' lasciati alle spalle la caverna.
In mezzo alla caverna una collina di guano, la cui superficie, vista in controluce, sembra in movimento: miliardi di piccoli scarafaggi trafficano su di essa, muovendosi freneticamente.
Intorno alla collinetta un piccolo rivolo d'acqua in cui nuotano centinaia di piccoli granchi (lungi dal farmi venire l'acquolina in bocca questa volta...).
Sulla passerella, che fa il giro tra la collinetta di guano e il rivolo d'acqua, compaino continuamente da sotto le assi di legno dei simpatici scarafaggi orientali.
Nel mezzo, dal cielo piovono escrementi e il rischio di essere vittime del bombardamento e' molto alto.
In tutto cio', sfido chiunque a dedicarsi all'osservazione dei nidi di rondine e dei sistemi utilizzati per raccoglierli dagli addetti...
Comunque l'ecosistema e' molto interessante e il giro vale l'esperienza (purche' non si soffra di qualche fobia per gli scarafaggi...).
Oltre alle rondini, nella passeggiata per raggiungere la grotta, e' possibile osservare oranghi e altre scimmie.

Nel primo pomeriggio arriviamo all'imbarco sul fiume Kinabatangan, che ci porta al nostro bungalov.
Questo e' il primo posto in cui incontriamo delle zanzare in numero che impone il DEET, ma, ci tengo a precisarlo, in numero sempre inferiore e con minor aggressivita' di quelle che si trovano a Torino, Milano e Bologna.

Posate le valigie partiamo per l'escursione lungo il fiume con una barchetta di legno.

Siamo veramente fortunati, riusciamo a vedere un piccolo coccodrillo, molti macachi, diverse scimmie nasiche, dei bellissimi e colorati martin pescatori, dei buceri, numerosi aironi e persino una mandria di elefanti pigmei!

Sono elefanti molto piccoli, circa due metri di altezza e poco piu': ci dicono che e' molto difficile riuscire ad osservarli, perche' si avvicinano raramente a riva lungo questa tratta del fiume.

La sera decidiamo di fare un giro notturno che, oltre ad un sonoro acquazzone, ci porta ad incontrare un varano, altri martin pescatori, un pitone e, nuovamente, gli elefanti.

Ora si' che ci sentiamo nel Borneo!

Questa e' stata senza dubbio la parte piu' bella del viaggio, l'ecosistema e' molto bello e avvistare animali e' frequentissimo.

Con il senno di poi, forse valeva la pena di fare un giorno in piu' qui.

Blognotes di viaggio: 5 giugno, l''orango Jekie

Eccola qui, Jekie, in un breve filmato registrato nel parco del Kinabalu.

Blognotes di viaggio: 5 giugno, parco del monte Kinabalu

Dedichiamo la giornata al parco del monte Kinabalu, la cima piu' alta della malesia (oltre 4000 metri - curiosita': neve poca, ma in compenso in cima crescono piante di te' selvatico, manco a dirlo i primi a scalarlo sono stati degli inglesi...).

Iniziamo visitando un giardino botanico dove si possono osservare alcune specie endemiche. Piccole orchidee, bambu', muschi, banani e piante carnivore. Tra queste, alcuni fiori molto curiosi, a forma di imbuto che contengono sostanze ed enzimi in grado di attirare e, quindi, intrappolare gli insetti.


La guida ci spiega che le piante carnivore in Malesia non sono del tipo con i "denti e le mascelle", che scattano al passaggio della preda. Si limitano ad emettere odori di richiamo, aspettano che l'insetto (o un piccolo animale) cada dentro e quindi lo digeriscono. In fondo fa caldo e gli insetti abbondano, perche' far fatica e agitarsi tanto?
Ottengono tutte le sostanze nutritizie dalle prede, per cui non necessitano di assorbire altri nutrienti dalle radici (infatti, crescono anche sospese in aria).
Il terreno e' quasi completamente ricoperto di muschio: la guida ci spiega che hanno un ruolo fondamentale nell'ecosistema per la regolazione ed il mantenimento delle risorse idriche. Infatti, molte delle numerose varieta' di muschio agiscono come delle vere e proprie spugne che catturano e conservano l'acqua della pioggia e la rilasciano piano piano al terreno sottostante.

Usciamo dal parco e lungo la strada ci fermiamo a comprare un po' di frutta in un mercatino, con non poco imbarazzo perche' i frutti sono decisamente sconosciuti. Anche il sapore risultera' molto particolare, non sempre entusiasmante per il mio palato, in ogni caso molto dolce.
Vediamo delle fragole e ci raccontano che nella zona stanno facendo delle colture in serra da un paio di anni.
Quindi ci dirigiamo a Poring dove, dopo una salita di ca 500 metri, leggera ma faticosa per il caldo, attraversiamo le chiome degli alberi su alcuni ponti sospesi (molto traballanti), che distano dal terreno, in alcuni punti, di oltre 80 metri.
Interessante sapere che qui, come anche in altri parchi, ai turisti viene chiesto di pagare una tassa, in genere dai 5 ai 30 riggit, per poter fare delle foto.

Scesi ci dirigiamo verso un piccolo parco dove vive Jekie, un orango femmina di circa 25 anni, stanziale. Ci raccontano che ha deciso di restare li' perche' non e' riuscita ad integrarsi in nessuna colonia selvatica di oranghi, per via del fatto che e' sterile e quindi nessun maschio la accoglie. Quindi, ora vive con i ranger.
Comunque, gli oranghi pare abbiano una certa affezione per l'uomo, una volta che sono stati in cattivita', e devo dire che fa un certo effetto guardarli negli occhi, molto molto espressivi...
Infine, ci dirigiamo verso il parco delle rafflesie, uno dei fiori piu' grandi al mondo, ne sono stati descritti con un diametro di oltre un metro.

Purtroppo troviamo una sola rafflesia fiorita, con un petalo ancora non del tutto schiuso.
Ma ne possiamo osservare il destino: a fianco, completamente nera, una vecchia rafflesia che ha esaurito il suo ciclo vitale.
E' un fiore molto bello, endemico della zona.
Nonostante la bellezza ha pero' una terribile controindicazione: emana un pessimo odore, non e' esattamente il fiore che si vorrebbe avere nel proprio giardino.

Blognotes di viaggio: 4 giugno, parco marino Tunku Abdul Rahman

Il parco marino e' l'unica tappa che con il senno di poi non avremmo fatto: non perche' non sia bello, ma se uno ha in programma una parte del viaggio su qualche isola, questa e' superflua. Le isole sono molto belle, l'acqua e' cristallina, la barriera corallina purtroppo e' completamente devastata (qualcuno ci dice per via delle bombe della seconda guerra mondiale), ma i pesci non mancano. Sono molto turistiche e l'attrazione maggiore pare essere la grigliata di pesce a mezzogiorno sulla spiaggia.

La cosa piu' interessante, come sempre in questi casi, e' l'osservazione dei turisti: gruppi interi a riva, dove l'acqua non supera il metro, che fanno snorkelling, tutti vestiti e con il salvagente. Non sempre e' facile comprendere gli usi di altri paesi...

Tra le curiosita', un aggeggio per fare immersioni che noleggiano ai turisti (v. foto).

Decidiamo di dedicare un po' di tempo all'esplorazione dell'isola piu' grande, facendo l'unico percorso segnato e ci accorgiamo subito di aver fatto una scelta piuttosto insolita (non solo siamo gli unici a farlo, nonostante l'isola rigurgiti gente da ogni dove, ma e' anche piuttosto trascurato). La passeggiata dura circa 30-40 minuti.

La nostra scelta e' premiata: dopo circa venti minuti proprio davanti a noi un bel varano, lungo piu' di un metro, passeggia tranquilla. Purtroppo si accorge di noi e scappa.
A parte cio', e' impressionante il numero di lucertole (quelle dalle dimensioni "normali") che popolano il tratto, passano continuamente davanti ai piedi, rischiando di essere schiacciate, per poi fuggire sull'altro lato della strada, sgommando sulle foglie, bagnate e scivolose che sfuggono dalle loro zampe. Piu' avanti abbiamo incontrato due uccelli neri simili a polli, spariti velocemente in mezzo alla vegetazione. Due varani e qualche centinaia di lucertole dopo, facciamo rientro. La sera e' piuttosto tranquilla, decidiamo di tornare in citta': volevamo mangiare lungo il molo, dove ci sono i locali piu' graziosi, ma il forte e sgradevole odore dovuto alla bassa marea (ci spiegano), ci dirotta verso l'interno della citta' e un ottimo ed economico ristorantino di pesce.

Blognotes di viaggio: 3 giugno, scimmie nasiche sul Kinabalu

Verso il tramonto, su un albero, delle scimmie nasiche. In alto si puo' vedere il maschio dominante, che mangia le foglie e si gratta il pancione.

Blognotes di viaggio: i semafori di Kuala Lampur

Faccio un passo indietro nella cronologia perche' guardando tra foto e video ho ritrovato questo filmato di un semaforo di Kuala Lampur (1 giugno). Trovo il tema dei semafori molto curioso: una cosa che teoricamente potrebbe essere standard in tutto il mondo, non lo e' affatto eppure si capisce lo stesso. Se a Berlino i semafori sono fashion, qui incarnano lo spirito commerciale della citta', dove il tempo e' denaro: l'omino verde, infatti, dopo pochi secondi di "passeggio", inizia a "correre"...

sabato 18 luglio 2009

Blognotes di viaggio: 3 giugno, Kota Kinabalu (Sabah, Borneo Malese)


Prendiamo l'aereo da Kuala Lampur a Kota Kinabalu, nel Sabah, nella parte nord est del Borneo malese.

Kota Kinabalu e' una citta' che sembra essere spuntata dal nulla, con i suoi grattacieli che sembrano emersi dal terreno come le piante della foresta dopo una forte pioggia. Fa molto caldo ma il clima e' decisamente migliore di Kuala Lampur, piu' arieggiato. Sono numerosi anche i centri commerciali, devo dire tra i piu' imponenti che abbia mai visto. In particolare, quello in cui si trova il nostro albergo (qui fanno cosi', i centri commerciali li costruiscono con gli alberghi incorporati..) e' il Borneo1, il "piu' grande del borneo malese". Ed e' veramente grande. Quattro piani, con diversi corridoi paralleli, due o tre alberghi, una cinquantina di ristoranti e luoghi di ristoro vari, cinema, un acquario e uno spazio per concerti (non grandissimo, ma c'e'). Tra le cose buffe, i televisorini nei bagni che trasmettono le pubblicita'. La sera siamo andati nel centro di Kota Kinabalu, dove abbiamo visitato altri due centri commerciali (questo anche perche' la navetta gratuita che parte nei pressi dell'hotel - che e' un servizio di Borneo1 - fa la spola con il centro commerciale che c'e' in centro citta'), uno piu' moderno e uno piu' all'antica, popolare, simile ad un suk evoluto. In questo giro ci e' venuto il sospetto che l'aria condizionata sia uno status symbol, perche' la temperatura va da tropicale rinfrescata con un po' di pale e una debole aria condizionata dentro i centri commerciali piu' economici, alla temperatura freezer in quelli piu' inn. Per il resto, a parte un piccolo mercato e i locali lungo il porto, la citta' non offre granche'.

Nel pomeriggio, finalmente, abbiamo fatto un'escursione immersi nella natura, sul fiume Kinabalu. Dopo qualche ora di auto, siamo arrivati all'imbarco dove ci offrono del buon te' locale e delle ottime fette di banana impanate e fritte. Dobbiamo aspettare un po' perche' c'e' la bassa marea (suona strano ma e' cosi', nonostante il mare sia estremamente lontano, il fiume risente della bassa marea) e le barche rischiano di restare incagliate.
Finalmente riusciamo a partire, sul placido fiume limaccioso, la nostra guida ci parla degli animali che avremmo visto e delle popolazioni locali, di usi e tradizioni, perche', ci dice "per noi e' importante che quando voi torniate a casa abbiate imparato qualcosa della nostra cultura". Ci spiega anche della lunga trafila e studi che fanno le guide turistiche e di come sia obbligatoria la presenza di una guida locale per qualsiasi giro turistico.

Dopo poco tempo iniziamo finalmente a vedere degli animaletti, tra cui le simpatiche scimmie nasiche, i cui i maschi hanno grandi pancioni e grandi nasoni. Sono scimmie veramente curiose, si nutrono delle foglie di un solo tipo di pianta, velenose per tutti gli altri animali. Hanno un complesso sistema di detossificazione basato su due stomachi (ma la questione mi e' rimasta oscura: il succo e' che grazie a cio' non hanno competitori alimentari sul territorio). Si trovano solo nel Borneo e vivono in grandi famiglie sugli alberi. A cosa serve il naso cosi' grande pare che nessuno lo sappia con certezza, qualcuno dice che ha una funzione quando nuotano, qualcuno che ha un ruolo nella detossificazione. La guida ci dice che la ricerca ha dimostrato che non ha un ruolo nel corteggiamento: le scimmie femmine non prediligono i maschi particolarmente nasoni.

Vediamo quindi macachi e scimmie dal cappuccio. Ma la vera sorpresa arriva dopo il tramonto (tramonto che, non c'e' bisogno di dirlo, in barca, in mezzo alla foresta, con il cielo di un'azzurro limpidissimo e le nuvole ha il suo perche'), quando guardando davanti a noi mi pare di vedere dei cespugli che prima non avevo notato.

Ma i cespugli iniziano a muoversi.

Quindi, sempre i suddetti cespugli, muggiscono.

Non erano cespugli, ma un branco di bufali locali, che placidamente guadavano il fiume.

Blognotes di viaggio: 2 giugno, Malacca

Malacca si trova a circa due ore di macchina da Kuala Lampur, lungo un'autostrada dritta e ampia, che taglia le foreste di palme da olio. Ci raccontano come le palme da olio sono uno dei beni piu' preziosia: sono i primi produttori al mondo ed e' un bel business, visto i molteplici utilizzi (da questo realizzo anche che tutto il cibo che avrei mangiato da li' in poi sarebbe stato condito o fritto con olio di palma... vabbe'...), in particolare per la cosmesi. L'unico dettaglio e' che le palme da olio non sono oriunde della Malesia ma sono state importate dall'Africa e la cosa fa una certa impressione perche' guardando dall'aereo si vedono ovunque immense distese di palmeti, dove una volta c'era ben altra foresta (ma lo stesso, in fondo si potrebbe dire dell'Italia e delle coltivazioni di pomodori, mais... etc). Oltre alle palme da olio, ovviamente, il petrolio e lo stagno ne fanno un paese decisamente ricco.
Nelle cittá colpisce, infatti, una certa sensazione di sicurezza: non so se sia la rigidita' della legge (pena di morte per spaccio, furto, divieto assoluto di mendicazione...) o un effettivo relativo benessere (ci dicono che qui non sanno che cos'e' la disoccupazione, anzi: avrebbero bisogno di piu' mano d'opera), ma apparentemente non sembra esserci delinquenza. In tutto il viaggio, non abbiamo visto nemmeno un senzatetto, anche se sicuramente una buona fetta della popolazione vive con standard veramente bassi.
Malacca (da Melaka, un albero della zona che fa frutti rotondi) e' una graziosa cittadina storica, dove si riconoscono ampiamente i passaggi e le dominazioni straniere nell'arco dei secoli. Primi i portoghesi, poi gli arabi con il commercio, quindi gli olandesi di cui si vedono ancora i quartieri rossi. Gli inglesi hanno soppiantato gli olandesi (su richiesta di questi, erano troppo impegnati in europa...) e vi sono rimasti per secoli, fino a dopo la seconda guerra mondiale, salvo una breve pausa giapponese. Visitiamo il museo della storia recente (anche perche' di passata non ce n'e' tanta...), dove ci raccontano con fierezza che loro non hanno dovuto combattere per l'indipendenza dall'Inghilterra, l'hanno ottenuta con un trattato che in sostanza dice "se riuscite ad andare daccordo e a non fare guerre interne potete essere indipendenti, se qualcosa non funziona tornate sotto la nostra protezione". Mentre nella mia testa risuona la parola Commonwealth, mi raccontano di quanto sono stati importanti gli inglesi, che hanno portato le scuole, gli ospedali, l'industria e soprattutto li hanno liberati prima dalla dominazione giapponese della seconda guerra mondiale e poi dalle sanguinose lotte interne sull'onda della rivoluzione rossa (per la cronaca, "indipendenza" in malese si scrive e si dice "Merdaka", nome ricorrente di diverse vie, piazze e monumenti).

L'occupazione giapponese merita una parentesi, perche' le loro vicende non sono cosi' note da noi. Ci raccontano che i giapponesi hanno invaso la Malesia in bicicletta, il che di suo ha gia' dell'incredibile, e l'hanno quindi usata come stazione per costruire i loro carrarmati. Molte citta' sono state rase al suolo, soprattutto nel Borneo, durante la loro ritirata: gli davano fuoco per non lasciarle ai "nemici" (che di loro le avevano giá bombardate). Il risultato si vede chiaramente dalle foto: in molte citta' in malesia, tutto quello che si vede e' stato costruito dopo la seconda guerra mondiale.

Tornando a Malacca, tra le cose piu' insolite i negozi dei cinesi che vendono emuli in carta di oggetti della vita quotidiana (dai piu' moderni ai piu' classici: radio, auto, televisioni, cellulari, pentole, tazzine,...). La gente li compra per bruciarli quando una persona muore, perche', ci spiegano, nella tradizione cinese gli oggetti bruciati il defunto se li ritrova nell'aldila' e l'obiettivo e' far si' che non gli manchi nulla. Alcuni negozi, ci dicono, sono utilizzati per esporre i morti prima della sepoltura di modo che i parenti e gli amici possano andare a salutarli. Tutta la tradizione funeraria cinese, che io non conoscevo, e' molto interessante. Per esempio, i cimiteri dei cinesi in Malesia sono su colline e hanno lapidi a forma tondeggiante. La posizione in alto e' importante, una guida ci dice per via della maggior vicinanza al cielo, l'altra aggiunge che la collina e' da immaginarsi anche come un simbolo del ventre materno, da cui tutti nasciamo e in cui ritornare per poter rinascere. Ci raccontano anche che i funerali cinesi sono molto costosi, loro stessi in vita mettono da parte dei soldi per il loro saluto d'addio, che non deve essere a carico dei familiari e che puo' durare molti giorni, a volte settimane.
La giornata passa piuttosto in fretta, anche qui tra diversi templi e scorci marini.
Al rientro a Kuala Lampur decidiamo di visitare il centro commerciale dedicato all'elettronica: alcuni piani di un grande edificio pieno zeppo di negozietti che vendono computer, periferiche, gadget, cavi, molti rivenditori ufficiali di grandi marche ma anche molte piccole botteghe con i commessi all'interno che smontano e rimontano computer.

L'esperienza e' piuttosto insolita, l'aria e' un po' da scantinato, ricorda un po' quei negozietti che c'erano una volta anche qui in Italia, ormai praticamente estinti, dove entravi e trovavi matasse di cavi, scaffali di ferro in cui erano impilati hard disk e nel contempo erano esposti in vetrina, su scatoloni polverosi e con brandelli di scotch ingialliti, le ultime novita'. Dietro il bancone il commesso, spesso in camice, con gli occhiali e un cacciavite che spuntava dal taschino, dall'aspetto decisamente nerd.

Ecco, si potrebbe dire che non era un posto da geek, ma da nerd. Con questo penso di aver detto tutto.

Blognotes di viaggio: primo giugno, Kuala Lampur


Arrivati all'aeroporto di Kuala Lampur capiamo immediatamente due cose: la vegetazione e' abbondante (riempie per intero la vista attraverso le alte pareti di vetro dell'aeroporto) e il clima non e' il pezzo forte della Malesia. Uscendo ci troviamo direttamente dentro quello che definirei un blocco di aria "solida": per riuscire a muoverti hai l'impressione di dover spostare l'acqua aeriforme che ti circonda. Guardiamo in lontananza e anche la vista conferma la sensazione del corpo: oltre una certa distanza si vede proprio poco, daltronde si guarda attraverso un immenso muro d'acqua sospesa in aria...
Mi viene in mente che quando si parla di tutta l'acqua sul pianeta si citano sempre laghi, fiumi e mari: anche i blocchi di aria con umidita' al 90% meriterebbero una citazione...

Ci aspettano un paio di giorni di citta' prima di avventurarci nelle foreste, facciamo pace a denti stretti con il clima fuori e dentro gli edifici (l'aria condizionata evoca ovunque il circolo polare artico) e ci guardiamo intorno per assaporare l'esotico che ci circonda.

Superato il primo impatto, dopo una settantina di km arriviamo a Kuala Lampur: le strade sono ampie, ben tenute, scorrevoli. La citta'e' prettamente verticale, con grattacieli smaglianti e improvvisi, tra piccole casette e larghi spiazzi. Tra i palazzi, ogni tanto, si vede spuntare una specie di metropolitana sospesa. Ordine e pulizia si alternano ai numerosi cantieri: una citta' che sembra aver fretta di futuro.

Ci avviamo per un giro in citta', in alto il cielo minaccia pioggia e, infatti, nel pomeriggio piove, con questo termine assume un significato particolare, da "tropici". Diciamo che da noi lo chiameremmo diluvio, ma qui e' un po' di pioggia...i locali non si scomodano nemmeno a tirar fuori ombrelli o impermeabili (peraltro inutili...).

Il nostro primo obiettivo e' la torre delle telecomunicazioni per guardare la citta' dall'alto (per la cronaca: sulle Petronas Tower si puo' salire gratuitamente ma i biglietti sono ad esaurimento e distribuiti solo la mattina dalle otto, mentre la torre delle telecomunicazioni e' sempre aperta fino a tarda serata, non e' gratuita ma si arriva piu' in alto).

Per arrivare alla torre dal centro, il cosidetto triangolo d'oro (dove si trovano non momunenti o luoghi di culto, ma grandi centri commerciali), abbiamo preso la divertentissima monorotaia, un robetto a forma di uovo allungato che in pochi minuti percorre a mezz'aria buona parte della citta' (che, comunque, di suo, non e' enorme, si puo' girare tranquillamente a piedi). L'impresa vera e' stato capire come arrivare alla fermata: dopo un po' di richieste abbiamo scoperto che la cosa piu' pratica era entrare dentro un centro commerciale, salire al primo piano, entrare in un negozio di abbigliamento, attraversarlo per trovare l'uscita che porta direttamente sulla monorotaia (l'alternativa, ma l'abbiamo scoperta dopo, era attraversare la strada e prendere le scale, ma nessuno ci ha indicato questa come via possibile...solo piu' avanti scopriremo che tra i parametri considerati per le indicazioni stradali c'e' anche la % di tempo che dovresti passare senza aria condizionata).

Scesi dalla monorotaia, un piccolo pezzo a piedi lungo un passaggio coperto porta all'inizio della passeggiata per arrivare alla torre, passando dal suo bel parco. Manco a dirlo, la passeggiata inizia dietro un bar, quindi per prenderla bisogna uscire dalla stradina, attraversare la tettoia del bar e andare dietro di esso. Immancabile l'offerta di massaggi lungo il passaggio, ma sempre con molta cortesia e sensa insistenza.

Lungo il parco alcuni suggerimenti e attrezzi per ginnastica all'area aperta: tra me e me penso "esiste davvero qualcuno che con questo caldo e con questa umidita' riesce a fare qualcosa di piu' che passeggiare?". Arrivati sotto la torre il mio sguardo cade sulle pubblicita' sui muri, tra cui quella del mais: non avevo mai visto farlo, ma qui pare essere piuttosto comune l'acquisto di chicchi di mais bolliti dentro bicchieroni di carta da passeggio.

Prendiamo il biglietto e ci avviamo verso l'ingresso della torre. Con molto orgoglio ci parlano del loro ascensore che in soli 15 secondi ci porta alla piattaforma di osservazione (in effetti, niente da dire: veloce e' veloce...). Recuperato lo stomaco, una volta arrivati in alto la vista e' molto interessante: si riconoscono i mille volti della citta', fatta da numerosi alberghi per convention, grandi centri commerciali, verde che cerca di spuntare da ogni angolo, un'ampia China town, le moschee, i templi buddisti e tao, il tutto in un'area non tanto grande, attraversata da qualche rigolo d'acqua (un tempo era una zona di palude, da cui il nome) e, ovviamente, un cappello di nuvole e foschia.

Sotto la torre un piccolo mercato della frutta: ci lasciamo tentare da una noce di cocco, il negoziante con una specie di sciabola ce la apre e ce la porge con una cannuccia, il tutto per soli 3 riggit (un euro equivale a circa 5 riggit). Di fianco c'e' un piccolo zoo. Il biglietto era compreso in quello della torre cosi' decidiamo di visitarlo: tra rane, serpenti, ragni, lucertole e insetti vari e' sicuramente la gioia di ogni bambino che adora l'orrido.

Nel pomeriggio facciamo un giro della citta': niente di speciale, qualche palazzo, alcuni luoghi di culto e poco altro. Non piu' di un paio d'ore. Molto piu' interessante la sera, quando entriamo in uno dei centri commerciali, decisamente ignari di quello che contenevano: un panorama immenso, reiterante, infinito di negozi e gente. Si capisce che ora come ora e' questa la vera anima della citta', che la sera si ritrova qui per passeggiare e per mangiare al food court. In quello in cui siamo stati, in particolare, il piano dedicato al cibo era immenso, tra ristoranti e takeaway ne ho contati oltre sessanta (suddivisi tra le varie cucine etniche della zona: malese, filippino, cinese, giapponese, koreano...).
Gli acquisti in generali non sono particolarmente vantaggiosi, ma il cibo e' decisamente economico: due wok con riso, verdure/uova/pesce e due bicchieroni di te' per meno di cinque euro.

L'esperimento della serata e' stato provare una gelateria giapponese, dove mi hanno servito su una zuppa di fagioli rossi molto dolci quattro palle di gelato, quattro palle bianche gommose e alcuni quadratini di gelatina trasparente e pressocche' insipida di cui tutti vanno molto orgogliosi (i quadratini di gelatina ci sono stati riproposti varie volte lungo il viaggio).

Blognotes di viaggio (Malesia e Singapore): 31 maggio, la partenza

Con un po' di ritardo ho deciso di raccogliere in alcuni post i miei appunti del viaggio in Malesia e a Singapore di giugno.

Cominciamo dall'inizio: la partenza.

Pronti ad affrontare oltre 20 ore di viaggio, ci dirigiamo con l'entusiasmo del viaggiatore verso l'aeroporto di Linate: la tabella di marcia prevede un volo Alitalia Milano-Roma e quindi un volo Roma-Kuala Lampur di Air Malaysia. Per fortuna siamo persone ultraprevidenti e arriviamo circa tre ore prima del volo, perché, sorpresa (chi lo direbbe mai), Alitalia aveva simpaticamente cancellato il nostro volo.

"CANCELLATO", compariva di fianco al volo delle 10:00 per Roma, testo che dopo qualche secondo venita trasformato in "CANCELLED", per poi tornare "CANCELLATO". Ma il secondo "CANCELLATO" non l'abbiamo più letto, eravamo già al check in. Una signorina gentilissima ci chiede con garbo: "Ma non vi hanno avvisato?", "No, altrimenti non saremmo qui a chiederlo, le pare?" (quello che avrei voluto dire), "No, purtroppo, riusciamo a prendere il volo prima?" (quello che ho detto). "Sì, certo che sì, è fra un'ora c'è tutto il tempo e non è pieno". Dopo una serie di "tic tic tic", prima tranquilli poi convulsi e di una sequenza di facce che tendevano sempre più all'orrido nel guardare il video ci comunica: "Mi spiace, ma non hanno collegato i vostri biglietti, ci deve essere stato un errore quando hanno cancellato il volo". La guardiamo con la faccia di chi senza parlare sta dicendo "quelli che ha in mano son i nostri ticket elettronici, quindi poche storie" e lei che è scaltra e ricca di esperienza sulle reazioni dei viaggiatori, aggiunge "Se andate un attimo in biglietteria aggiustano tutto di sicuro e per tempo, quando tornate non fate la coda". Ho pensato sinceramente che era una ragazza intelligente.
Corriamo, troviamo la biglietteria, ci facciamo "ricollegare" il biglietto, già che eravamo lì confermiamo tutti i sette voli aerei successivi (capita che si diventi paranoioci...) e finalmente ci imbarchiamo e arriviamo a Roma, un volo smaniato e breve.

Qualche ora di attesa in aeroporto e poi il volo. Impossibile non guardarsi in giro in aeroporto, c'è sempre qualcosa di curioso o insolito nella gente in partenza.

A titolo di cronaca, per esempio, mentre schivavo un piccione che volava dentro l'aeroporto (o forse lui schivava me - peraltro, cosa ci fanno dei piccioni dentro l'aeroporto??), mi sono chinata e lo sguardo mi è caduto sullo schermo di un asus collegato ad internet, con una tastiera decisamente diversa dal solito: alzo lo sguardo e faccio il giro, mi accorgo che si trattava di una suora cinese che tentava di coinvolgere con scarso successo la sua comare su qualcosa che compariva sulla pagina web.

Dopo, circa dieci ore di volo e l'arrivo a Kuala Lampur. Chissà perché del tempo passato nei voli in aereo, tranne quando conosco delle persone, non mi rimane mai niente.

Mi stupisci, come mai non hai comprato un iphone?

Alla morte del mio vecchio smartphone, diversi mesi fa, avevo deciso di fare il passo: comprarne uno di quelli "alla moda", con l'interfaccia touch grande grande e senza tastiera (come si usa dire, tipo un "iphone"). Come faccio sempre quando devo comprare qualcosa, mi documento e scelgo sulla base di quelle che sono le mie esigenze, sarà un bias dovuto alla mia formazione scientifica ma sono fatta così.
Avevo scritto anche un post sull'argomento, in cui raccontavo "il telefonino secondo me".
Alla fine delle mie ricerche, avrei voluto comprare un HTC Touch HD, ma ho ripiegato sul più economico e contenuto nelle dimensioni Omnia i900, scelta che direi si è rivelata azzeccata per le mie attuali esigenze, soprattutto dopo aver fatto qualche personalizzazione all'interfaccia (insomma, ora sembra un HTC...).
Essendo nota per essere un po', ehm, diciamo tecnomaniaca (non so se ci si può autodefinirsi geek...), molti commentano la mia scelta dicendo "ma come! io da te mi aspettavo che comprassi un iphone! Come mai?", come se fosse il non plus ultra che un "wired" possa desiderare. La cosa mi infastidisce sempre molto, lo ammetto: ma capisco. Io non ho comprato l'iphone non per snobberia, non perchè come dico sempre scherzando "ho già comprato un ipod e tanto mi basta" (mi riferisco all'eccesso di limitazioni imposte alla libertà d'uso dello strumento: tutte ovviabili, ma il principio è piuttosto fastidioso - io non sono contro ai sistemi proprietari a priori, ma a quelli che esagerano sì), non l'ho comprato e non lo comprerò per ora perché non fa tutta una serie di cose che PER ME sono indispensabili. Uso il cellulare per thethering, copio e incollo appunti, registro audio e video, mando MMS, navigo e scarico da internet, lo voglio aggiornare senza necessariamente essere attaccati al computer e tutto questo l'iphone non lo fa (o non lo faceva, perché alcune cose le hanno sistemate, ed era ora). Detto ciò, aspetto che questi telefoni in generale migliorino, perché fanno cose mirabolanti ma di strada da fare ce n'è ancora parecchia, anche nei telefono più evoluti come gli HTC più belli... Se volete, riconosco invece all'Apple due cose importanti. (1) di aver portato un concetto nel settore degli smartphone che proprio mancava, un po' di fashion, (2) di aver trasformato un oggetto "business" in un oggetto di tendenza e quindi di massa, con tutti i vantaggi che ne derivano.

Ad ogni modo questo post nasce anche dal fatto che ieri mi hanno girato per email il link ad un vecchio post del Dottor StranoWeb, dove con un dialogo inventato tra un iphone e un HTC Diamond racconta in modo eccelso (a ben vedere forse potevo sostituire interamente questo blog con il suo post - ma lasciatemi sfogare ogni tanto...). Lo posto qui così mi rendo la vita più facile nel rispondere a certe domande per me imbarazzanti...

[interamente copiato e incollato qui dal post di Dottor StranoWeb del 23 luglio 2008; quindi prima che certe funzioni venissero sistemate, ma in linea con il momento in cui io ho fatto la mia scelta):

Immaginiamo dunque l'iPhone (I) che incontra un Touch Diamond (D)...

I : Ciao Diamond!
D : Ciao iPhone! Ti trovo un poco ingrassato...
I : Beh, sono cresciuto, ora sono UMTS e ho anche il GPS, ma la mia interfaccia non ne ha risentito, è agile e scattante come prima... E tu? Per il tuoi problemi, hai risolto?
D : Ma, vedi, il mio personale trainer (il sito xda-developers, N.d.R.), continua ad allenarmi con nuovi tweaks e ora sono diventato agile pure io, in più con diversi cicli di cariche, la mia batteria è molto migliorata! Scusa, ma hai detto UMTS e GPS? Che bello, ora il tuo padrone ti può usare come modem e navigatore satellitare...!!!!
I : Ehm... a dire il vero... posso usare solo Google Maps e l' UMTS mi serve solo per accedere alla rete dal telefono...
D : Che sfiga! Vabbè non si può pretendere tutto! Se vuoi puoi fare un filmato del mio TomTom o di iGO e farlo vedere al tuo padrone...
I : Non posso fare video... Scusa un attimo, ma, il mio padrone mi sta aprendo Safari (browser Web dell'iPhone, N.d.R.) per scaricare una suoneria... ma... come? Sta bestemmiando? Cavolo, ma lo sapeva che non posso fare i download!
D : Tranquillo, te lo scarico io con Opera e te lo invio col Bluetooth.
I : Ehm, non lo sai? Ho il Bluetooth bloccato..
D : Beh vabbè. Non puoi avere tutto. Dai, te lo invio via MMS...
I : ...a dire il vero... non ho gli MMS!
D : Cavolo! Non ti preoccupare, non puoi avere tutto. OK, dai te lo invio via mail e poi te lo imposti come suoneria.
I : No guarda lascia stare... NON POSSO impostarlo come suoneria, devo spostarlo a mano via SSH... Basta dai...
D : OK, ho capito, ma avrai un file explorer per spostarti i file?
I : NO...NO...NO CE L' HO E BASTA... Lasciami perdere...
D : Cavolo ma saprai fare qualcosa? O sei bello e basta?
I : Certo, telefono e invio SMS come non mai...
D : Ah ecco, ora si spiegano i 499/569 euri che vali...

lunedì 13 luglio 2009

La dura realtà (virtuale) - 8a puntata. Volere ma non potere.

Avevamo lasciato i nostri avatar sul piede di guerra, stufi delle angherie degli "avatar umani", decisi a liberarsi del loro destino di eterni pseudomini. Ma qualcosa non va per il verso giusto...



(note tecniche: segnalo che nel frattempo Xtranormal è uscita dallo stadio beta, ha aumentato il numero di "worlds" gratuiti, limitando però la scelta dei personaggi nei vari mondi, motivo per cui, ehm, ho dovuto cambiare attori e... sceglierne di più economici... càpita anche nelle migliori serie, mi sono detta... e poi non potevo mica chiudere la serie così, per mancanza di attori?)